Vetreria
La Vetreria Bisanzio nasce nel 1816 come azienda artigianale a conduzione familiare. Negli anni, il nostro desiderio di produrre cose belle è sempre rimasto lo stesso. lo spirito che ispira i nostri Maestri Vetrai è immutato. E la nostra volontà di produrre pregevoli opere di artigianato artistico lo si coglie anche nelle collaborazioni con i più importanti artisti di Murano che la Vetreria può vantare.
La Vetreria raccoglie le opere di vari artisti, tra i quali Walter Furlan ed il figlio Mario, maestri vetrai tra i più importanti dell’isola di Murano. Con loro collabora Leone Panisson nella ricerca di contatti ad esclusiva con molti creatori d’arte,dai più famosi come H. Sobotta, B. Lindstron, F. Bianconi, V. Marzi, ad altri meno conosciuti. La loro collaborazione ha lo scopo di creare una continua ricerca della profondità emotiva delle forme, dell’armonia dei colori, della qualità dei cristalli. Ogni singola scultura nasce da un disegno che ne traccia le prime linee chiedendo, a volte, anche giorni di prove per entrare dentro lo spunto artistico.
La ricerca della perfezione si perde nel silenzio della fornace, dove la necessità di dare vita alle forme appare così evidente da creare quell’attimo di magia che unisce l’esecutore, il presentatore e l’acquirente in una unica sensazione d’arte.
Murano
Fin dai tempi antichi l’uomo ha sempre prestato al vetro una attenzione quasi mistica, attribuendo alle trasparenze di questo materiale qualcosa di magico e soprannaturale. I maghi delle leggende solevano predire il futuro attraverso una sfera di cristallo e i chimici ed alchimisti studiavano i prismi alla continua ricerca della pietra filosofale che tramutasse il metallo in oro. Ancor oggi, al visitatore che viene a Murano, si ripresentano gli stessi scenari che nei secoli hanno ispirato scrittori e leggende. Infatti la struttura delle fornaci è rimasta inalterata nel tempo, e la tecnologia è presente solo in piccoli dettagli, tutto ciò è dovuto all’attaccamento che i maestri hanno sempre dimostrato verso le tradizioni che, come un orologio, hanno sempre scandito il tempo negli oltre mille anni di storia del vetro a Venezia.
Le origini dell’arte vetraria a Venezia risalgono a prima del millenario. Scavi archeologia hanno riportato alla luce frammenti indicanti la presenza di tale attività già nel VII secolo, sia nell’isola di Torcello che in quella di Murano. Fu però nel XII secolo che l’arte del vetro si presentò come attività manifatturiera organizzata. In quel periodo l’attività andò concentrandosi nell’isola di Murano, fino a quando la Repubblica decretò il trasferimento nell’isola di tutte le fornaci ancora funzionanti in centro storico, per motivi di sicurezza legati soprattutto al rischio di incendio. Si può presumere che, in seguito, le tecniche si siano affinate a Venezia più che altrove in Europa grazie ai contatti commerciali che i Veneziani avevano con il vicino Oriente e, soprattutto con i paesi di antica tradizione vetraria quali i fenici, i siriani e gli egiziani. Tale tradizione costituì un’occasione per ricomporre conoscenze e tecniche occidentali ed orientali, così da conferire alla produzione lagunare quelle particolarità che l’hanno resa così importante nel mondo nel corso dei secoli.
La vecchia Amurianum, così era stata denominata l’isola un tempo, cresceva di prestigio tanto da non essere considerata una delle isole di Venezia, ma godeva di una certa indipendenza dalla Signoria. Tale privilegio le venne assegnato in virtù dell’attività delle fornaci che si erano lì installate e, conseguentemente, per l’importanza economica che Murano cominciava ad avere nel tessuto sociale della Serenissima. Con l’editto dogale promulgato dal Doge Tiepolo nel 1291, l’isola di Murano fu dichiarata vera e propria area industriale e divenne ben presto anche la capitale della produzione vetraria mondiale. Il doge era rappresentato da un Podestà affiancato da un consiglio popolare e tra gli altri privilegi che furono assegnati agli abitanti dell’isola si ricorda soprattutto la straordinaria concessione che le famiglie muranesi avevano di imparentarsi con i nobili veneziani. L’affinità fra Venezia e Murano è curiosamente testimoniata anche dalla morfologia delle due “città”, che presentano gli stessi campi, calli, rii interni e addirittura il Canal Grande che le attraversa. Il mestiere veniva tutelato attraverso sanzioni che vietavano l’esercizio a chi non fosse iscritto all’arte e a chi volesse trasferirsi all’estero. Il tipo di produzione era in gran parte di carattere utilitario e di serie, come per esempio bottiglie di vino e da olio, bicchieri, lampade e così via. Venivano anche prodotti oggetti con funzione decorativa, legata ad immagini religiose.
Nel corso degli anni la manifattura del vetro divenne una delle principali attività della Repubblica. In particolare nel ’400 si assistette a un notevole sviluppo, dovuto principalmente al passaggio al vetro bianco trasparente che imitava il cristallo. Nelle fornaci comparve anche un altro vetro: il porcellane o lattimo, che si prestava per le sue caratteristiche a contraffare la preziosa porcellana dei Ming. Tutte queste innovazioni contribuirono a sviluppare una produzione anche in senso artistico, oltre che manifatturiero. Nel corso del XVI secolo l’attività delle vetrerie entrò in crisi. Principale causa fu l’incremento dell’emigrazione dei maestri vetrai e la scoperta di un nuovo tipo di vetro cristallo al piombo e di un vetro cristallo al potassio ad alto tenore di calce avvennute rispettivamente in Boemia e in Inghilterra nel 1676. Nonostante tutto Murano riuscì a rinnovarsi elevando in finezza ed eleganza il livello medio della sua produzione e offrendo una serie di prodotti rinnovati o addirittura nuovi per soddisfare nascenti bisogni di comodità connessi ad un modo di vivere agiato ed elegante. Oggetti importanti della produzione muranese divennero in quel periodo gli specchi e i lampadari.